giovedì 11 dicembre 2008

Il Pinna - Dialoghi con Stè #8

Il Pinna lo chiamavamo così perché ce l’aveva grosso, dalle dimensioni che avrebbero fatto invidia a un adulto (e come compresi diversi anni dopo, a parecchi adulti). Ma all’epoca noi altri non ci facevamo poi tanto impressionare dalle dimensioni e il Pinna non era altro che un fenomeno da baraccone che per giunta perdeva sempre al gioco del «chi viene prima».
Nei pomeriggi afosi d’estate, al fresco di sottoscala in cantieri sequestrati, ci armavamo di giornaletti porno e davamo il via alla gara. Eravamo, allora, ancora ignari del fatto che la «durata» sarebbe stata una delle categorie in base alle quali, in un futuro prossimo, le donne avrebbero giudicato le nostre prestazioni e ciò che contava per ragazzini come noi che vivevano la scoperta del sesso (ognuno del proprio sesso) come una competizione sportiva era arrivare primi, raggiungere il traguardo davanti agli altri (o più lontano degli altri), eiaculare quanto prima quel po’ di semenza che i nostri testicoli acerbi riuscivano a produrre.
Il Pinna si calava calzoncini e mutande in un colpo solo e, spavaldo, lo afferrava facendolo roteare per poi smanettarlo convulsamente, sorridendo a gambe larghe e con una mano piantata su un fianco.
Spesso, annoiati dal troppo aspettare, esausti e con le mani appiccicaticce noi che avevamo già finito da un pezzo, lo lasciavamo solo con quell’enormità che si ritrovava fra le cosce e andavamo a giocare a pallone. Quando poi il Pinna ritornava, tronfio e soddisfatto, partivano gli sfottò.
«Non sei buono» lo apostrofavamo con cattiveria.
«Passa va’, fatemi giocare» diceva lui ridendo.
E in quella risata, a volte, a noi tutti sembrava di scorgere un segreto che il Pinna si premurava egoisticamente di tenersi ben stretto.
Quando anche il Pinna ci lasciò per andare a cercare fortuna altrove, a noialtri restò solo il ricordo di un eroe a metà: un essere mitologico tre quarti uomo e un quarto cazzo a cui non riuscì mai di vincere una gara a «chi viene prima».

Stè mi piomba a casa tutto sconvolto.
«Non ci crederai mai», mi dice.
«Cosa?», gli dico.
«Ho visto un porno», mi dice.
«Ci credo», gli dico.
«C’era il Pinna…», mi dice.
«No…», gli dico.
«Adesso si fa chiamare Paul Shark», mi dice.
«Grande», gli dico.
«Che cazzo di mito», mi dice.
«L’hai detto, fratello», gli dico.


Nessun commento: