mercoledì 30 dicembre 2009

Rivelazioni - Dialoghi con Stè #37

Entro in casa e trovo Stè impegnato in un affollatissimo toga party, la musica a palla.
«Stè!», gli dico.
«…»
«Stèèèè!», gli dico.
«Uelà!», mi dice.
«Ma sei matto?», gli dico.
«Che c’è?», mi dice.
«I vicini chiameranno la polizia!», gli dico.
«Non te l’ho detto? Ho saputo che il commissario va pazzo per il mojto», mi dice.

[di Titasle e reallynothing]

sabato 26 dicembre 2009

Propositi - Dialoghi con Stè #36

Stè è impegnato a spazzolarsi un piatto di baccalà fritto quando:
«Da quant’è che viviamo insieme?», gli dico.
«Boh», mi dice.
«Un anno?», gli dico.
«Hm… un anno e mezzo», mi dice.
«E non sarebbe ora di lavare i piatti?», gli dico.

[reallynothing e l’omino della milza]

domenica 22 novembre 2009

Vendetta - Dialoghi con Stè#35

Entro in casa e trovo Stè a fumare sul divano
«Allora, com’è andato il matrimonio?», mi dice.
«Come tutti i matrimoni, hanno detto sì», gli dico.
«C’era da aspettarselo», mi dice.
«Eh già», gli dico.
«Chi c’era?», mi dice
«Mah, io conoscevo solo lo sposo», gli dico.
«Uh, e cosa hai fatto? Sei stato lì a interpretare lo sconosciuto misterioso o il compagnone affabile?», mi dice.
«Ho fatto me stesso», gli dico.
«Hm, quindi il solito stronzo», mi dice.

venerdì 20 novembre 2009

Best wishes, Dottor Thomas - Dialoghi con Stè #34

Stè m’imbocca in casa e inciampa su uno zaino all’ingresso.
«Oh, ma sei in partenza?», mi dice.
«Domani vado a un matrimonio», gli dico.
«Uhuh, il tuo?», mi dice.
«Ho detto vado», gli dico.

martedì 13 ottobre 2009

Ritorni - Dialoghi con Stè #33

Stè mi imbocca a casa all’improvviso.
«Sono tornato!», mi dice.
«Che culo», gli dico.
«Non sei contento?», mi dice.
«Vedo che ti ostini a porre domande di cui conosci già la risposta», gli dico.
«Vabbè. Tu cosa hai fatto in questi mesi?», mi dice.
«Esattamente quello che vedi», gli dico.
«Un cazzo?», mi dice.
«Arguto come sempre. Allora, dove sei stato?», gli dico.
«Mah, sai. Un po’ in giro. Alla ricerca di me stesso», mi dice.
«Uh, sempre traffico in tangenziale eh?», gli dico.

mercoledì 5 agosto 2009

Pubblicità - Dialoghi con Stè #32

Stè armeggia al pc.
«Non ce la faccio più con tutto questo spam!», mi dice.
«Che c’è?», gli dico.
«Ogni giorno decine di mail sull’allungamento del pene», mi dice.
«Oh, io non ho detto niente a nessuno eh...», gli dico.

venerdì 31 luglio 2009

L’amore ai tempi di Facebook

-allora, che mi racconti?
-mah, sono in una “relazione complicata”.
-da cosa?
-lei: non ne vuole sapere.

lunedì 27 luglio 2009

Punteggiature - Dialoghi con Stè #31

Stè è seduto alla finestra e fuma, quando:
«Ieri mi è andata buca con una», mi dice.
«Ma va?», gli dico.
«Eppure ho provato anche ad essere romantico», mi dice.
«Uh, hai tirato fuori i preservativi con Winnie the Pooh?», gli dico.
«No, li avevo finiti», mi dice.
«Un vero peccato», gli dico.
«Già... Però le ho detto una frase dolce», mi dice.
«Sarebbe?», gli dico.
«Un bacio è un apostrofo rosa fra le parole “t’amo”», mi dice.
«...»
«Perché mi guardi così?», mi dice.
«Cerco di capire se sei il punto fermo della frase Sono un coglione.», gli dico.

mercoledì 8 luglio 2009

Sesso e Amore

Lei: «Il sesso senza amore è squallido»
Lui: «Dici?»
Lei: «Certo, in quei momenti cos’altro condividi con una donna oltre al suo corpo?»
Lui: «La gratitudine per avermelo concesso?»

martedì 7 luglio 2009

Progettualità - Dialoghi con Stè #30

Stè è da un po’ che sbuffa, svaccato sul divano.
«Dovremmo darci una mossa», mi dice.
«Ah sì?», gli dico.
«Non possiamo andare avanti così. Non è vita questa», mi dice.
«Cosa c’è che non va?», gli dico.
«Non abbiamo prospettive, ambizioni, progetti», mi dice.
«Parla per te», gli dico.
«Perché, tu ne hai qualcuno?», mi dice.
«Certo», gli dico.
«Quale?», mi dice.
«Vavè... Così su due piedi, adesso...», gli dico.
«Visto? Sei un fallito», mi dice.
«Uh, detto da te...», gli dico.
«Io voglio realizzarmi, fare qualcosa...», mi dice.
«Hai qualche idea?», gli dico.
«Certo», mi dice.
«Guarda che i gratta e vinci non fanno testo», gli dico.
«Ah no?», mi dice.
«Eh no... Nemmeno sposare una vecchia milardaria», gli dico.
«Ah...», mi dice.
«O vendere un rene», gli dico.
«Hm...», mi dice.
«O donare lo sperma», gli dico.
«...»
«...»
«Ci provi gusto a tarparmi le ali eh?», mi dice.

lunedì 6 luglio 2009

Globalizzazione - Dialoghi con Stè #29

Stè mi arriva a casa reggendo fra le mani un atlante aperto.
«Stai cercando il tuo posto nel mondo Stè?», gli dico.
«Hm, no... Guardavo dov’era la Svezia», mi dice.
«Perché?», gli dico.
«Dicono che le svedesi siano molto disponibili», mi dice.
«Hm...», gli dico
«Tu hai mai avuto a che fare con una svedese?», mi dice.
«Certo, ho una scarpiera dell’Ikea in bagno», gli dico.

mercoledì 24 giugno 2009

Editoria a pagamento - Dialoghi con Stè #28

Stè m’arriva a casa con un’aria soddisfatta.
«Credo che scriverò un libro», mi dice
«Ma se nemmeno conosci la grammatica di base», gli dico.
«La cosa?», mi dice.
«Ecco. E su cosa lo scriveresti?», gli dico.
«Sulla mia vita», mi dice
«Originale... Non te lo pubblicherà nessuno», gli dico.
«Lo pubblico a pagamento», mi dice.
«Ma dai...», gli dico.
«Perché no?», mi dice.
«Pubblicare un libro a pagamento è come pagare una donna per andarci a letto», gli dico.
«Wow, è davvero così divertente?», mi dice.

lunedì 22 giugno 2009

Percentuali - Dialoghi con Stè #27

Io e Stè stiamo giocando a Battaglia Navale, quando:
«Ma per te quanto conta il sesso in un rapporto di coppia?», mi dice.
«Non farti strane idee Stè, sono etero», gli dico.
«Fanculo. Dai, sul serio... Quanto conta?», mi dice.
«Almeno il 60%», gli dico.
«E l’altro 40?», mi dice.
«Preliminari», gli dico.

sabato 6 giugno 2009

Cinefilìa - Dialoghi con Stè #26

Stè è impegnato in un nevrotico zapping da un quarto d’ora, quando all’improvviso:
«Ieri ho visto un bel film», mi dice.
«Quale?», gli dico.
«Mi manda Picone», mi dice.
«Anche lui affanculo, immagino», gli dico.

lunedì 1 giugno 2009

Preparazione atletica - Dialoghi con Stè #25

Stè è seduto sul divano con aria affranta, quando:
«Sai, questa storia del perdere peso...», mi dice.
«Sì», gli dico.
«Troppi soldi», mi dice.
«Ma guarda che devi solo andare a correre», gli dico.
«Appunto», mi dice.
«Stè...», gli dico.
«Eh», mi dice.
«NON con lo scooter», gli dico.

martedì 26 maggio 2009

SMS - Quando finisce un amore

Primo giorno:
Amore, cos’è successo? Cosa ti preoccupa? Sei incerta del mio o del tuo amore? Sappi che io ti amo e se questa tua lontananza è un modo per dirmi di aspettare, io aspetterò, perché io ti amo.

Secondo giorno:
Non voglio disturbarti ma lasciarti tutto il tempo che reputi necessario alla comprensione e alla risoluzione di ciò che ti confonde, se qualcosa ti confonde. Ti amo. Tuo per sempre.

Terzo giorno:
Questa lontananza forzata e non voluta quanto inattesa mi dilania il petto. Senza di te io non vivo. Rispondimi ti prego.

Quarto giorno:
Abbiamo trascorso dei momenti indimenticabili insieme. Li custodisco con affetto, amore e riguardo. Ti prego, rispondimi. Non rovinare tutto.

Quinto giorno:
Ho capito. Rispetto la tua decisione. Non ti tormenterò più (nel caso avessi finito il credito e per questo non mi rispondi ti ho ricaricato di 20 euro).

Quinto giorno, un’ora dopo:
Almeno un segno, solo uno squillo per dirmi che mi leggi.

Quinto giorno, un’ora e cinque minuti dopo:
Non credo che sia giusto trattarmi così, non lo merito.

Quinto giorno, un’ora e dieci minuti dopo:
Manchi dei fondamentali dell’educazione.

Quinto giorno, un’ora e quindici minuti dopo:
Perché cazzo non rispondi?

Vaffanculo.

Troia.

Mi devi 20 euro.

sabato 9 maggio 2009

A ciascuno il suo - Dialoghi con Stè #24

Io e Stè abbiamo appena finito di vedere Easy Rider quando:
«Che voglia di un bel viaggio coast-to-coast che m’è venuta», mi dice.
«Eh, come no...», gli dico.
«Pianure, vento, libertà...», mi dice.
«Sì, poi?», gli dico.
«L’orizzonte, l’ignoto...», mi dice.
«Wow, altro?», gli dico.
«Avventure, imprevisti...», mi dice.
«Ve’? Broom broom...», gli dico.
«Dai, facciamola ’sta pazzia», mi dice.
«Certo... Quanti soldi abbiamo?», gli dico.
«Trecento euro in due meno le birre di stasera», mi dice.
«Ma sì, in fondo la Puglia non è poi così larga», gli dico.

venerdì 8 maggio 2009

Aspettative - Vita di coppia #1


Lui: «È da un po’ che viviamo insieme»
Lei: «Sì»
Lui: «Credo dovremmo rivedere qualche priorità»
Lei: «Oh, sì... Sposiamoci amore»
Lui: «Parlavo delle mie»


mercoledì 6 maggio 2009

lunedì 4 maggio 2009

Epifanie e Prospettive - Dialoghi con Stè #23


Stè è occupato a sbrinarmi il frigorifero, quando:
«Hai presente quella tipa che ho conosciuto in chat?», mi dice.
«Quale?», gli dico.
«Quella della foto», mi dice.
«Quella in costume da bagno stesa sulla sdraio?», gli dico.
«Sì», mi dice.
«Quella col fisico da pin up?», gli dico.
«Lei», mi dice.
«Mora, denti bianchi, quarta di seno, coscia lunga?», gli dico.
«Esattamente», mi dice.
«La dottoranda in filologia?», gli dico.
«Proprio lei», mi dice.
«Allora?», gli dico.
«Be’, le ho mandato anch’io una foto ed è sparita», mi dice.
«Hm, c’era da aspettarselo», gli dico.
«Una tua foto», mi dice.
«Aveva l’alluce valgo», gli dico.


mercoledì 29 aprile 2009

Un autobus affollato - Della vita vissuta #2


- signore, se spinge un altro po’ sarà costretto a sposarmi
- eh, ma io devo passare
- sì, ma non necessariamente per il mio culo


venerdì 17 aprile 2009

Dopo il sesso


- wow, fantastica.
- sì, anche tu sei stato bravo.
- ...
- ...
- come sei bella, la luce che filtra dalle imposte e accarezza la tua pelle d’ebano...
- gioia, sono sempre 30 euro.


martedì 7 aprile 2009

Dal meccanico - Della vita vissuta #1


- buongiorno
- buongiorno
- qual è il problema?
- eh fa un rumore
- tipo?
- tipo attrito
- dove?
- davanti
- e saranno i freni
- e già
- di quant’è la macchina?
- boh, 2000, 2001 l’anno preciso non lo so
- no, io dico la cilindrata, di quant’è?
- la cosa?
- è 1100? 1200?
- ah non lo so
- il libretto ce l’hai?
- perché? non posso pagare in contanti?
- vabbuò, ho capito... quanti chilometri?
- a litro?
- no, quanti chilomentri tiene
- ah non lo so
- guarda, basta leggere lì
- uh... 85648
- e non gli hai mai fatto vedere i freni?
- no, perché?
- vabbè, lasciamela
- ok
- se hai l’antirapina disattivala
- aè
- che è?
- non la so disattivare
- guagliò, ma siamo sicuri che ’sta macchina è tua?
- veramente è intestata a mio fratello
- ah, a tuo fratello
- eh già
- ma toglimi una curiosità...
- dite
- ma tu che fai?
- eh?
- che fatica fai?
- il correttore di bozze
- ch’è?
- libri
- aaah... mo’ è tutto chiaro
- cosa?
- perché non capisci un cazzo


venerdì 3 aprile 2009

Logiche sentimentali - Dialoghi con Stè #22


Stè è impegnato a tagliarsi le unghie con il mio tronchesino quando:
«Ma poi con quella tipa?», mi dice.
«È finita», gli dico.
«Come mai?», mi dice.
«Bah, le ho detto che era meglio non vedersi più», gli dico.
«Peccato. Sembrava quella giusta», mi dice.
«Appunto», gli dico.


lunedì 30 marzo 2009

Esuberanze - Dialoghi con Stè #21


Stè continua ad osservarmi la faccia, quando:
«Certo che stai un po’ rovinato eh?», mi dice.
«Eh già», gli dico.
«Eppure l’adolescenza è bella che andata», mi dice.
«Fottiti», gli dico.
«Ascolta un cretino, dovresti sfogare», mi dice.
«Lo terrò presente», gli dico.
«Ma almeno sei andato da un dermatologo?», mi dice.
«Sì», gli dico.
«E che t’ha detto?», mi dice.
«Acne volgare», gli dico.
«Mi dispiace», mi dice
«Pazienza», gli dico.
«...»
«...»
«Comunque la tua acne sarà anche volgare ma lui è stato un cafone a fartelo notare», mi dice.


Ambizioni - Dialoghi con Stè #20


Io e Stè stiamo giocando a briscola quando all’improvviso:
«Qualche giorno fa ho visto una tipa uscire da qui», mi dice.
«Uhm», gli dico.
«Allora?», mi dice.
«Be’, sì...», gli dico.
«Cosa?», mi dice.
«Ci vediamo da un paio di settimane», gli dico.
«Ah, e come va?», mi dice.
«Mah, spero non sia nulla di serio», gli dico.


giovedì 26 marzo 2009

La Smorfia - Dialoghi con Stè #19

Stè è seduto sul divano, mani sulle ginocchia, la testa che dondola lentamente e lo sguardo fisso al pavimento.
«’tto bene Stè?», gli dico.
«Uh...?», mi dice.
«Tutto a posto?», gli dico.
«Hm, sì», mi dice.
«Non mi pare», gli dico.
«Mah, è da un po’ che faccio sogni strani», mi dice.
«Tipo?», gli dico.
«Tipo che sono in un prato, no? E c’è questa vacca che...», mi dice.
«Ok, non dirmelo», gli dico.
«Va be’...», mi dice.
«Quindi?», gli dico.
«Be’, mi sveglio stanco, confuso», mi dice.
«E che ci vuoi fare...», gli dico.
«Bah, ho pure comprato un libro per capirci qualcosa», mi dice.
«Quale?», gli dico.
«Quello di quel tizio... Froid. Pink Froid?», mi dice.
«Sigmund Freud, Stè. L’interpretazione dei sogni», gli dico.
«Sì, proprio quello», mi dice.
«E allora?», gli dico.
«Non ci ho capito molto», mi dice.
«Strano...», gli dico.
«Già», mi dice.
«...»
«Però la settimana scorsa ho fatto un terno», mi dice.


martedì 3 marzo 2009

Amicizie - Dialoghi con Stè #18


Io e Stè stiamo mangiando un piatto di orecchiette con le cime di rapa, quando lo vedo armeggiare con il cellulare.
«Mando un messaggio alla mia amica pugliese», mi dice.
«Hm...», gli dico.
«Ogni volta che mangio le orecchiette la penso», mi dice.
«Che tenero... Succede anche a me con te, sai?», gli dico.
«Davvero?», mi dice.
«Sí, tutte le volte che pesto una merda», gli dico.


martedì 24 febbraio 2009

L’anima gemella - Dialoghi con Stè #17

Stè mi ciondola per casa con aria dubbiosa.
«Bah», mi dice.
«Che c’è?», gli dico.
«La tipa che ho conosciuto un mese fa… M’ha mollato», mi dice.
«Tu mai una novità eh?», gli dico.
«Fottiti. Secondo me era quella giusta», mi dice.
«Ah sí?», gli dico.
«Già, sai le piaceva…», mi dice.
«Non voglio saperlo», gli dico.
«Uh, ok», mi dice.
«Grazie», gli dico.
«Figurati… Ma tu, piuttosto, credi esista quella giusta per te?», mi dice.
«Certo», gli dico.
«Ah, e come deve essere?», mi dice.
«Non lo so. L’importante è che resti dov’è», gli dico.


Una sigaretta

Luigi Pescatore si tirò a sedere sul letto, poggiando le spalle al muro. Prese una sigaretta dal pacchetto che era sul comodino lí di fianco, l’accese e aspirò una boccata di fumo. Poi guardò il corpo di sua moglie Letizia disteso lí di lato deciso a dirle del licenziamento.
Fra non molto lei si sarebbe svegliata e sarebbe andata in cucina a preparare il caffè. Lui l’avrebbe sentita armeggiare fra mobili e fornelli immaginandola intenta a riempire il filtro della moka, avendo cura a non sprecare troppo caffè. Poi, una volta messa la macchinetta sul fuoco, lei sarebbe andata in bagno, chiudendo a chiave la porta. A sentire il rumore della chiave che girava nella toppa, lui in parte avrebbe sorriso alla pudicizia della moglie – dopo dieci anni di matrimonio ancora non riusciva a lasciare aperta la porta del bagno – e in parte si sarebbe rammaricato al pensiero della sua poca esuberanza in certe faccende. Distratto da alcune fantasie in proposito, si sarebbe ridestato all’odore del caffè che giungeva dalla cucina, adiacente alla camera da letto – il loro era un appartamento modesto – e cosí avrebbe scostato le coperte sedendosi poi al bordo del letto dove sarebbe rimasto per un po’ a guardarsi le punte dei piedi, muovendo le dita nelle calze di spugna. Intanto, lei l’avrebbe chiamato dal bagno – da lí, nel silenzio del primo mattino, si sentiva gorgogliare la moka – dicendogli di andare a spegnere prima che straripasse tutto sul fornello. Lui si sarebbe alzato e, infilate le ciabatte, si sarebbe trascinato in cucina passando davanti alla porta del bagno. Lí si sarebbe fermato a tamburellare con le dita sul vetro smerigliato attraverso il quale si intravedeva la figura opaca di lei seduta sul water. A quel rumore lei avrebbe sorriso per abitudine, fissando il bordo scrostato di ruggine dello scaldino.
In cucina, lui avrebbe preso due tazzine dal mobile sopra al lavandino e le avrebbe riempite di caffè. Quindi avrebbe preso lo zucchero dalla credenza versandone un cucchiaino raso in una tazzina per lei e due nell’altra per lui. In seguito, avrebbe aspettato che lei uscisse dal bagno e lo raggiungesse lasciando tempo al caffè di perdere un po’ di bollore poiché ad entrambi piaceva berlo tiepido. Lei, uscita dal bagno, sarebbe andata prima in camera da letto a recuperare il pacchetto di sigarette sul comodino e poi in cucina. Cosí entrambi avrebbero sorseggiato il caffè, in silenzio per il tempo necessario a vuotare le tazzine. In cucina non si sarebbero sentiti rumori se non il leggero risucchio di loro due che sorbivano il caffè e il lamento inesorabile del motorino del frigorifero. Lui avrebbe guardato per un po’ la striscia di calcare lungo l’acciaio del lavandino, dalla parte addossata alla parete. Lei invece un punto fisso del battiscopa sotto la finestra, ancora con le imposte chiuse. Poi, finito il caffè, lui avrebbe preso una sigaretta, l’avrebbe accesa e avrebbe cominciato a fumare ciccando nella tazzina. Lei l’avrebbe guardato con disappunto ma non avrebbe detto nulla e per non pensare alla cenere mista al rimasuglio di caffè nella tazzina – cosa che l’aveva sempre disgustata – gli avrebbe parlato del curriculum spedito un po’ di giorni prima dicendogli di aver ricevuto una risposta e di avere un colloquio a giorni. Allora lui avrebbe sorriso dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio. Anche se poi non lo pensava sul serio e anzi sapeva che lei sulla storia del colloquio aveva mentito e già da tempo lui aveva scoperto che nessun curriculum era stato spedito per cercare lavoro. Cosí sarebbe ritornato a guardare la striscia di calcare lungo l’acciaio del lavandino e si sarebbe detto che era inutile badarci e solo il tempo avrebbe sistemato tutto e in fondo a lei non le si poteva poi chiedere molto anche perché il colpo era stato duro, perdere cosí quel bambino, il primo, dopo tutti quegli anni di matrimonio che non ne veniva nessuno. Cosí, avrebbe spento la sigaretta nella tazzina, lasciandola sfrigolare, e le avrebbe dato un bacio in fronte senza dire nulla e lei avrebbe chiuso gli occhi sia per il bacio che per la sigaretta nella tazzina. Quindi lui sarebbe andato in bagno ma senza chiudere la porta a chiave. Dal bagno, avrebbe sentito lei mettere a posto in cucina e poi l’avrebbe vista scivolare al di là del vetro smerigliato della porta. Lei sarebbe passata senza tamburellare sul vetro e, una volta in camera, si sarebbe svestita e ravviati i capelli e si sarebbe accarezzata la pancia. Lui, in bagno, avrebbe fissato la fuga crepata delle mattonelle e lo stendibiancheria nella vasca su cui c’erano gli slip di entrambi. Una volta uscito, l’avrebbe trovata in camera seduta sul bordo del letto con le braccia chiuse in grembo e lo sguardo fisso al pavimento. Lui si sarebbe avvicinato premendole delicatamente la punta del naso con un dito e lei avrebbe strizzato gli occhi e sorriso.
Poi lui si sarebbe vestito, sentendo gli occhi di lei guardarlo da sopra le spalle, e per un attimo avrebbe avuto l’istinto di dirle di smettere di guardare perché provava fastidio nel sentirsi osservato e lei ben lo sapeva, ma poi avrebbe solo sospirato e si sarebbe detto che in fondo non contava poi molto. Una volta pronti, sarebbero usciti insieme, lei per le compere e lui per il lavoro e in strada si sarebbero salutati con un bacio sulla bocca. Allora, lui avrebbe avuto l’ultima possibilità per dirle del licenziamento prima che quella giornata si mettesse fra loro e la verità.
Cosí, Luigi Pescatore prese l’ultimo tiro dalla sigaretta, la spense nel posacenere sul comodino e guardò il corpo di sua moglie addormentata lí di lato. Poi si girò su un fianco e chiuse gli occhi per ancora cinque minuti.


domenica 1 febbraio 2009

Eredità - Dialoghi con Stè #16

Io e Stè facevamo zapping da un paio d’ore, quando:
«Certo che il mondo sta andando proprio a puttane», mi dice.
«Visto che succede a fare proselitismo?», gli dico.
«Fottiti. Non vedi che va tutto allo sfascio?», mi dice.
«Aspetta a vedere le mie analisi del sangue», gli dico
«Dico sul serio, cazzo. Cosa racconteremo ai nostri figli?», mi dice.
«Stè…», gli dico.
«Ok, se per caso dovessimo avere dei figli, cosa gli diremo?».
«Non sono stato io. Chiedilo alla mamma».


sabato 17 gennaio 2009

Opinioni - Dialoghi con Stè #15

Stè è seduto sul divano, sguardo fisso al pavimento, quando all’improvviso con voce sottile:
«Ieri sono andato a letto con una», mi dice.
«Gratis?», gli dico.
«Fottiti…», mi dice.
«Allora bisogna festeggiare», gli dico.
«Mah…», mi dice.
«Che c’è?», gli dico.
«Mah, non lo so… l’avevo appena conosciuta», mi dice.
«Ah, e allora?», gli dico.
«Be’, non so…», mi dice.
«Stè: e allora?», gli dico.
«Tu cosa penseresti di una donna che te la dà la prima sera?», mi dice.
«Che ci ha messo troppo tempo», gli dico.