martedì 9 dicembre 2008

Golden Virginia (hand rolling tobacco)


Fumo in faccia agli dèi
sigarette di lusso

(J. Laforgue)


Cartina, filtro, tabacco.
Stefano guarda Elide allontanarsi. La segue con lo sguardo e si dice che se solo si volta le corre dietro per abbracciarla. Lei Orfeo e lui Euridice e tutto al contrario. Ma Elide tira diritto, diritto come tirano i treni, sapete.
Sono a Colle Oppio. Un appuntamento improvvisato da Stefano perché ha questa cosa qui da dirle e non riesce più a tenerla dentro che gli costa una fatica del demonio. E allora pensa che forse è meglio dirla, che sia meglio dirla. Lui questa cosa se la sente dentro come un tumore, sapete. Un tumore benigno. La sente crescere giorno dopo giorno fino a quando decide di dirgliela. Di confessarsi.
Stefano ha visto Elide arrivare. Lui era lì che rullava una sigaretta – cartina, filtro, tabacco – e l’ha vista arrivare da via dei Fori Imperiali, quella strada enorme e lunga che a Roma porta da Piazza Venezia al Colosseo. L’ha vista da lontano e si è nascosto. Il tumore gli è scoppiato e non ha retto. L’ha seguita da lontano e l’ha vista fermarsi ad aspettarlo. Elide era in ritardo, un ritardo da poco. Stefano s’è nascosto ad osservarla. Lei si è accesa una sigaretta e intanto si guardava intorno, e di tanto in tanto guardava l’orologio. Stefano non ha retto e stava per andare via. Stava per telefonarle e dirle che c’era stato un imprevisto. Ma il tumore era già scoppiato, così. Una deflagrazione onnipotente e quando lei si è girata dalla sua parte si è fatto vedere e le è andato incontro.
Avrebbe voluto andarle incontro come nei film, sapete. Correndo a braccia aperte fino a poterla stringere forte ma si è limitato ad accelerare il passo e a sorridere.
Quando si sono trovati uno di fronte all’altra, dopo essersi salutati, lui stava per dirle ti amo, così. Ma qualcosa gli ha detto che forse non era il momento adatto e nemmeno le parole giuste. Allora le ha chiesto se le andava di sedersi e lei ha risposto di sì. Hanno trovato una panchina libera al fresco e si sono seduti e lì di nuovo cartina, filtro, tabacco.
Lei di tanto in tanto lo guardava e sorrideva e Stefano le vedeva gli occhi da dietro gli occhiali scuri. Poi lei gli ha chiesto cosa aveva di così urgente da dirle e gliel’ha chiesto sorridendo e lui – cartina, filtro, tabacco – avrebbe voluto di nuovo dirle ti amo, così. Ma poi ha pensato che non fosse ancora il momento adatto né le parole giuste e si è trattenuto. E allora ha cominciato un lungo giro di parole, un periplo di perifrasi, circumnavigando locuzioni e incisi e alla fine gli è venuta fuori una cosa un po’ triste. Una cosa che non era come ti amo, sapete. Una cosa bella razionale, spiegata per bene, con tutti i crismi, parentesi, rimandi, glosse e note a margine e alla fine di nuovo cartina, filtro, tabacco. Lei gli ha risposto nello stesso modo, articolando e discutendo le sue tesi, controbattendo, confermando o negando.
Se le avesse detto ti amo sarebbe stato tutto diverso. L’amore non andrebbe mai argomentato ma Stefano lì per lì non poteva saperlo, nemmeno lo immaginava. Pensava fosse meglio spiegarle per bene le cose, partire dall’inizio e arrivare alla fine passando per il mezzo, ma così le cose si complicano perché poi ci si perde in un mare di parole e si dimentica il punto fondamentale e cioè che c’è qualcuno che ama qualcun altro.
Ti amo, avrebbe dovuto dirle. Così, due parole da niente che non lasciano alternative, non scavano cunicoli, non nascondono passaggi segreti e invece parole su parole tanto che alla fine nemmeno le ricordava più.
Poi Elide si è alzata, ha salutato Stefano con un sorriso tra il dispiaciuto e l’imbarazzato ed è andata via e Stefano adesso e lì che la guarda, si dice che se solo si volta le corre dietro per abbracciarla e dirle ti amo, così.
Ma Elide non si volta e Stefano resta lì a Colle Oppio a fumare sigarette su sigarette, una dietro l’altra. Cartina, filtro, tabacco. Cartina, filtro, tabacco. Cartina. Filtro. Tabacco.
Quando finisce l’ultima, la lancia a terra e la pesta, ma la brace non vuole saperne di spegnersi. Allora rimane lì a guardarla consumarsi, spegnersi da sola.
Sapete, tutte le cose hanno un loro tempo.
Ti amo sarebbe stato meglio.


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